In questo articolo vi racconterò un trekking favoloso che mi ha fatto battere il cuore per quello che ho visto e per quello che ho provato: tutto merito di madre natura e del mio amore più grande.
Inizio subito con il raccontarvi un weekend trascorso in Valmalenco ai confini con la Svizzera.
Non mi resta che augurarvi buona lettura.
Quando il troppo lavoro o lo stress si impossessa del vostro corpo e della vostra anima, bisogna correre ai ripari e prendere una pausa disintossicante
Ed è quello che è successo agli amici di Scoprire Cose Belle, lo scorso fine settimana.
Desideravo da tantissimo dare il via ad un piccolo progetto che sembrava risiedere solo nella mia piccola testolina: scoprire sentieri di montagna nuovi, percorrerli e raccontarne le emozioni.
Il mio novello marito mi ha finalmente accontenta (sarà proprio perché è novello sposo?).
Arrivo subito al dunque: ho scoperto il paradiso, non sto scherzando; ho toccato il cielo con un dito.
Cosa è il paradiso per voi? Per me è: stare bene in un posto fantastico con persone fantastiche.
Premetto che in questo momento, mentre scrivo questo articolo, sono tornata a casa e diluvia ma fortunatamente ho davanti a me tutte le foto fatte nei giorni scorsi.
Siamo partiti venerdì 30.6, ignara della destinazione Mi sono ritrovata, dopo appena due ore di viaggio in VALMALENCO precisamente sopra Campo Moro (SO). Dopo aver parcheggiato davanti alla diga siamo entrati nell accogliente Rifugio Zoia per bere un caffè e prenotare 2 posti letto per la notte. Abbiamo fortunatamente trovato una camera tutta per noi e siamo subito ripartiti per il nostro primo trekking esplorativo.
Direzione Passo Campagneda per il primo trekking dell’estate 2016
Abbiamo trovato il sole sin da subito e soprattutto abbiamo trovato un compagno di viaggio che ci ha fatto da Cicerone per tutto il percorso. Laika, un cane di piccola taglia, conosceva perfettamente i sentieri e ci aspettava ogni volta che decidevamo di fermarci ad ammirare il paesaggio; e non solo, era attratto dalle marmotte; non so quanti chilometri ha fatto quel giorno su e giù cercando di catturarne una. Secondo voi ce l’ha fatta?
Siete curiosi di sapere cosa abbiamo visto? Non voglio descrivervi esattamente i percorsi che abbiamo fatto ma voglio parlarvi di quello che ho provato mentre gli percorrevamo.
Subito dopo la partenza, abbiamo ammirato le prime pareti di arrampicata (vie toste per gente dura).
Sin da subito si è aperta la strada per il paradiso. Vegetazione eccezionale, salite clementi e tanti animali, a farci compagnia. Dopo qualche chilometro siamo arrivati all’Alpe Campagneda e da lì abbiamo preso il sentiero per il rifugio Cristina.
Non ti scordar di me, genziane di koch, larici, cembri e rododendri hanno colorato il percorso fino all’Alpe Prabello dove è situato il bellissimo Rifugio Cristina anticipato dalla chiesetta “Madonna della Pace” ai piedi di un paesaggio mozzafiato.
Avete presente l’effetto WOW che ti vien fuori pochi attimi prima che ti si blocchi il respiro e non vuoi più spostarti da quel posto perché i tuoi occhi non sono abbastanza veloci da catturare tutte le bellezze di ogni angolo? Ecco è successo proprio in quel preciso momento ed è stato così fino alla fine della nostra giornata.
Lungo il percorso distese verdi, fiumiciattoli e piccoli ponticelli da attraversare e tantissime marmotte con il loro linguaggio “salvatesta” (Laika non le lasciava tregua).
Sono innamorata del verde, delle nuvole, dell’acqua che si amalgama con il terreno e delle sorprese che ci riserva la natura. Abbiamo avuto la fortuna di vedere tutto questo. Un mix di colori e di elementi che hanno reso il nostro viaggio sempre più splendente.
Da lì abbiamo iniziato a salire verso il Passo Campagneda.
Avete mai provato a fare una salita? Cosa significa arrivare alla fine di una salita? Il bello di fare un trekking non è solo il paesaggio che ci circonda, ma è il rapporto che si instaura con la natura. E’ come se mi amalgamassi con essa, e sentissi solo il mio cuore che mi parlasse. E’ come se dovessi dirle ripetutamente GRAZIE. Ecco, questo è quello che provo regolarmente quando faccio una salita, perché le salite dopo averle fatte ripagano sempre sia in natura che nella vita.
Mentre salivamo ci siamo specchiati nei laghetti di Campagneda che continuavano a cambiare colore grazie ai giochi di luce tra le nuvole e il sole.
Arrivati in cima, abbiamo fatto qualche passo sulla neve ancora presente e dopo aver fatto qualche foto abbiamo deciso di rientrare e di fermarci giù al primo laghetto, mangiare qualcosina e riposare un po’.
Siamo così ritornati al rifugio Zoia contentissimi del mini trekking effettuato. Abbiamo conosciuto il gentilissimo e sorridente gestore Emanuele che ci ha descritto la zona, consigliandoci cosa vedere, quali percorsi fare e con grande entusiasmo ci ha fatto vedere una marea di foto.
Coccolati da Emanuele, abbiamo mangiato i pizzoccheri e bevuto una buonissima birra artigianale della valtellina, la Revertis n 45.
Dopo cena sorseggiando un buon ginepi all’aperto ci siamo goduti le ultime luci della giornata andare via.
Direzione Rifugio Bignami
Il mattino seguente siamo stati svegliati da una pioggia battente ma la tranquillità in sala mentre facevamo colazione, mi ha dato la sensazione di essere in una beauty farm più che in un rifugio. La pioggia e le nuvole non sembrano darci tregua ed Emanuele ci ha consigliato di attendere il sole che sarebbe arrivato a breve. Ed effettivamente così è stato. Il sole ha finalmente preso posto in un cielo azzurro ed abbiamo deciso di fare il giro della diga di Alpe Gera, facendo anche un pezzo dell’Alta Via verso la Val Poschiavina per poi ritornare indietro passando per il Rifugio Bignami.
Lungo il percorso è ritornata la pioggia ma non ci siamo arresi. Nonostante la vicinanza al sentiero percorso il giorno precedente, il paesaggio questa volta era molto più selvaggio. Non abbiamo incontrato nessuno. L’unico rumore piacevole che sentivamo era quello dell’acqua. Ci siamo fermati tantissime volte perché non si poteva non godere di ogni singolo passo.
Dopo aver avuto un incontro ravvicinato con un gruppo di capre, siamo ritornati indietro e abbiamo raggiunto il Rifugio passando per l’Alpe Gembrè.
Con un leggero Sali e scendi abbiamo costeggiato il bacino e attraversato diversi fiumi e torrenti. Siamo saliti fino all’Alpe Fellaria dove è situato il Rifugio Bignami dove abbiamo mangiato un buonissimo Gulash con polenta.
Dopo aver riposato un pochino abbiamo concluso l’anello, raggiungendo la macchina e quindi ritornando al caldo del Lago di Como.
Ogni volta che cammino in montagna, mi viene la voglia di farlo di nuovo; non mi stancherò mai di sgambettare, di sentire la fatica e di godermi il paesaggio. Qualsiasi posto nuovo o scoperta mi riempie il cuore di gioia. Per questo motivo ho deciso di dare il via al nuovo progetto “I sentieri di Scoprire Cose Belle”.
Ringrazio Marco Colombo per le sue bellissime Foto.
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