Intervista a Cinzia di @unfioreincitta
Secondo voi cosa possono avere in comune la Timidezza, i fiori ed Instagram? Apparentemente nulla, potreste rispondermi, eppure posso assicurarvi che ho scoperto che si incastrano talmente bene da farci rabbrividire. Una persona timida che sbarca su Instagram può crearsi il suo mondo, alimentarlo talmente tanto bene da capire che lì lei è in grado di scoprire tante cose belle di sé stessa e di e essere forte a tal punto di essere semplicemente felice. Ecco questa è la ritratto, in breve, di Cinzia alias unfioreincittà che vi presento oggi. Nasce timida ma si innamora della diversità, si proprio quella diversità di cui vi parlo ogni giorno. Quella diversità che fa diventare uniche le persone, quella diversità che racchiude dentro di sé la bellezza che fa battere il cuore, proprio come la delicatezza che lei ha nel raccontarsi. La mia riflessione si concentra oggi proprio nel fatto che i social se dosati nel modo giusto, possono aiutarci davvero in tante cose come liberarsi di una corazza inutile, come capire che comunicare con le persone diverse è VITA.
Preparate i fazzoletti di carte ed emozionatevi.
Ciao Cinzia, ti va di raccontarmi chi sei?
Sono Cinzia e sono una ragazza di 30 anni. Sono una nostalgica di natura. Riesco anche ad avere nostalgia anche di luoghi che non ho mai visto e di emozioni che non ho mai vissuto. Sono appassionata di fotografia “a modo mio”. Timida, riservata, molto riflessiva, ho lottato con queste mie caratteristiche per molto tempo e sono riuscita, solo negli ultimi anni, a farne un punto di forza. Mi sento sempre un po’ un pesce fuor d’acqua, e ne sono sempre più felice. Nella vita lavoro con le persone: nella formazione agli adulti e nell’accoglienza dei Richiedenti Protezione Internazionale.
Il profilo Instagram @unfioreincittà nasce dal desiderio di condividere sia il mio hobby principale, cioè la fotografia, con anime affini, sia alcune riflessioni su temi che mi sono molto cari senza l’urgenza della parola.
La mia timidezza e riservatezza mi spingono a preferire immagini e scrittura rispetto alle parole che spesso nell’immediato non mi vengono, perché mi danno la possibilità di riflettere maggiormente sul modo in cui sto per comunicare.
Instagram, un luogo che fa sentire a proprio agio le persone, ti ci ritrovi in questa affermazione?
Per me Instagram è un luogo di condivisione di pensieri, emozioni, sogni, riflessioni. E di fotografie ovviamente. Condivido cose che mi fanno stare bene cercando di mettere insieme le mie varie passioni.
Scatto foto praticamente a tutto: ai luoghi che visito e in cui lascio un pezzo di cuore, ai fiori che hanno una forma o un colore che mi colpisce, ai panni stesi al sole ad asciugarsi, alle buche delle lettere, alle porte e alle finestre particolari (prima o poi, questa mia passione, mi porterà probabilmente ad essere arrestata). Nel mio profilo pubblico le mie foto, racconto i miei sogni, i miei desideri, a volte disegno e poi, sulla base del disegno, sogno storie e racconti che condivido. A volte creo composizioni di oggetti che poi fotografo.
Hai lanciato due hashtag per stimolare le persone a riflettere, su cosa, ce ne vuoi parlare?
Attraverso la mia pagina vorrei riuscire a stimolare nelle persone la riflessione su 2 temi che mi sono particolarmente cari e che sono racchiusi in 2 hashtag che ho creato:
1. #imieicoloriperlanima è una sorta di elogio alla varietà del mondo in tutti i suoi colori e alla diversità di tutto ciò che lo popola. Diverse persone con diverse storie, diversi pensieri, diversi orientamenti e preferenze. Diverse città, Paesi, piante, fiori, colori della pelle, modi di vestire e di mangiare.

2. #farfiorireladelicatezza nasce dall’idea del voler praticare uno stile di vita che è un po’ assimilabile a quello dei fiori. Mi vengono sempre in mente i papaveri che sono, secondo me, il fiore delicato per eccellenza. Crescono ovunque: nei prati incolti, nelle crepe dell’asfalto, vicini ai campi di granoturco, e ovunque crescano danno un tocco di colore a quel luogo, contribuendo a renderlo più bello. Vorrei provare a far passare il messaggio che per rendere il mondo un posto un pochino migliore non è obbligatorio annientare il diverso (inteso come chi non vede le cose come noi), ma sarebbe una buona opzione anche il cercare d’incontrare l’altro, mettersi vicini e cercare di costruire qualcosa di più bello insieme. Nella pratica di tutti i giorni possiamo sorridere alle persone che incontriamo sul nostro cammino, usare qualche “buongiorno”, “per piacere” e “grazie” in più. Possiamo non rispondere male al collega che non ci sta tanto simpatico, non praticare cattiveria gratuita nei confronti di persone che nemmeno conosciamo e, ovviamente, nemmeno verso chi conosciamo, non fare osservazioni o domande che potrebbero far sentire l’altra persona a disagio. Possiamo creare legami con anime affini e provare a costruire qualcosa di bello insieme.
Perché hai pensato di comunicare in questo modo?

La passione per la fotografia è proprio quella che mi ha fatto scoprire l’esistenza di questo social network. I primi tempi mi limitavo quindi a pubblicare una foto fatta col cellulare ogni tanto e guardare foto troppo belle per essere vere di luoghi troppo lontani perché io potessi raggiungerli.
Ad un’analisi un po’ più approfondita, Instagram mi ha però dato l’idea di non essere proprio come gli altri social network che conoscevo; ci ho visto maggiore condivisione, meno competizione, meno individualismo. E questo mi è piaciuto molto, perciò ho preso il coraggio a 4 mani e mi sono buttata. Ho realizzato ben presto di non avere la minima idea di come funzionasse davvero questo social, vedevo profili bellissimi e molto invitanti (e il mio non lo era), quindi ho provato a cercare occasioni di formazione in merito e ho trovato i primi workshop a cui ho partecipato.
L’idea del nome è nata proprio sia in seguito ad un paio di workshop che ho frequentato durante l’autunno dello scorso anno tenuti da Marta Pavia (su Instagram Zuccaviolina) e Lorenzo Naia (su Instagram Latatamaschio), sia ad una mia caratteristica personale che è quella di sentirmi sempre un po’ fuori posto. Nel passato ho sperimentato in vari momenti e vari periodi questa sensazione che ancora oggi a volte ritorna. È un po’ una costante della mia vita di cui però, nell’ultimo periodo, ho finalmente iniziato ad essere felice. Per provare ad usare un’immagine mi sento un po’ come un fiore cresciuto per sbaglio in mezzo al cemento nella strada di una grande città. Lui è lì ma non viene particolarmente considerato: la gente è impegnata ad andare di fretta al lavoro, ad arrabbiarsi per gli autobus in ritardo, a volte per la fretta viene anche schiacciato. Io penso di avere un’anima vintage, credo che di rado, nella vita, possiamo essere così di corsa da non riuscire a fermarci per sentire il profumo di un fiore. E, se proprio siamo in ritardo, possiamo almeno evitare di schiacciarlo.
Cosa ti piacerebbe ottenere con unfioreincitta?

L’obiettivo di “unfioreincitta” potrebbe proprio essere riassunto così: passare il messaggio che la diversità può essere una fonte di bellezza, così come il rispetto per l’altro. Gli hashtag che ho creato forse potrebbero quasi essere la “versione moderna” di 2 detti che per me sono sacri: “Il mondo è bello perché è vario” e “Vivi e lascia vivere”. Il mio obiettivo è far sì che ce ne ricordiamo tutti un po’ più spesso. La pagina “unfioreincitta”, così com’è ora, è molto recente (stiamo parlando di circa 6 mesi) quindi in realtà credo che sia presto per parlare di cambiamento nella mia vita. Ciò che è certo è che ad oggi ho già potuto vedere che “fioriincitta” ce ne sono più di quanti osassi sperare. Ho conosciuto virtualmente (e anche qualcuno dal vivo) delle anime belle e anche loro un po’ vintage. E anche persone con una creatività costruttiva e bellissima con cui potrebbero nascere delle belle idee (qualcuna è già in lavorazione).
Cos’è per te la #bellezza?
Bellezza per me viaggia di pari passo con emozione. È bello qualcosa che mi fa sorridere, che mi fa battere il cuore.
Sono belle le persone nella loro individualità e diversità, con i loro ricordi e le loro storie. Sono belle le passeggiate in città, negli angoli meno turistici possibile perché lì si coglie la vera essenza di un luogo e delle persone che lo abitano, e anche di quelle che passano da lì per caso. Sono belle le passeggiate in campagna. Quello per le passeggiate in campagna è un mio amore recente, ho iniziato ad apprezzarle da quando non vivo più circondata dai campi. Mi è sempre stata stretta la realtà di paese di campagna, l’ho sempre vissuta come una costrizione. Oggi però, ci torno con un altro spirito. Ci torno perché lì vivono i miei genitori e la mia prozia, quindi ora associo la campagna agli affetti, al mangiare durante il fine settimana con i miei genitori, al caffè della mattina con la mia prozia, ai colori dei fiori nel giardino di casa, alla mia vecchia cameretta, al mio negozio di dolci preferito, al riuscire a vedere l’orizzonte che mi trasmette un grande senso di leggerezza e calma (nota per la lettura: Aosta è circondata dalle montagne, quindi vedere l’orizzonte qui- quello piatto come piace a me- non è possibile. C’è un orizzonte diverso). Sono belli i piccoli borghi immersi nei campi di lavanda della Provenza, quelli immersi tra i vigneti delle Langhe e del Monferrato, quelli in Canavese a 2 passi dal paese dove ho vissuto per 25 anni ma che non conoscevo. Sono belli i riflessi degli alberi nel lago, il mio gatto che dorme acciambellato, una vecchia lettera che racconta una storia, il rosa acceso delle ortensie, il profumo delle rose e della lavanda, i tramonti sul mare, un aperitivo in compagnia, prendere un caffè quando finisce la giornata lavorativa.