Il viaggio, per me, ha sempre rappresentato la scoperta. Non solo quella dei luoghi e delle tradizioni ma anche di me stessa. Spesso la metafora del viaggio è associata al concetto di crescita personale. Viaggiamo dentro noi stessi anche quando siamo in giro per il mondo. Abbiamo la possibilità di conoscerci meglio, di accogliere nuove abitudini e di accorgerci di attitudini nascoste. Credo, mi sono fatta questa idea, che sia la ragione per cui viaggiare spesso procura ansia. Non è semplice lasciarsi andare per vivere l’esperienza: che sia quella di un viaggio di scoperta dei luoghi o che sia, metaforicamente, un viaggio dentro noi stessi.
Ho sempre amato viaggiare e per molti anni sono stata una giornalista di turismo. Ho visto più o meno la metà del mondo che viviamo. Questo ha significato imparare a lasciarmi andare per poter abbracciare nuove esperienze, incontri, visioni e prospettive. Dicono che il viaggio apra la mente ma credo che faccia ancora di più: apre il cuore e ci rende persone migliori. Accade, però, quando riusciamo a essere sereni nel viaggio. A quel punto – se riusciamo ad abbracciare le diversità del mondo che visitiamo – possiamo cominciare ad abbracciare con gioia e consapevolezza anche le nostre sfumature interiori.
Per questo credo fortemente nel potere del viaggio inteso come vacanza, scoperta, benessere. Quando si riesce a entrare in connessione positiva con il viaggiare si aprono porte straordinarie fuori e dentro di noi. Ma fino a che l’ansia fa parte di ciò che mettiamo in valigia a ogni partenza, il rischio non è solo quello di vedere sfumare le opportunità del nuovo ma anche di non cogliere ciò che di noi stessi dobbiamo ancora scoprire.
Come si può sconfiggere l’ansia da viaggio per poter assaporare la vita? Ho ripensato al mio viaggiare e ho voluto identificare 5 suggerimenti che secondo me possono portare più leggerezza e benessere al nostro vagare per luoghi più o meno conosciuti.
Pianificare il meno possibile
Non pianificare ogni attimo della propria vacanza non significa il caos. A dire il vero, se ci pensiamo su, la confusione viene generata spesso dai piani che saltano. Per questa ragione pianificare il meno possibile significa imparare ad accettare l’imprevisto che diventa parte dell’esperienza. Non vorrei essere fraintesa: un minimo di piano vacanze ci rassicura e, in alcuni momenti dell’anno, è necessario. Ma quello che probabilmente si può evitare è l’eccesso. Facciamo un esempio che possa chiarire meglio. Ci immaginiamo sulla spiaggia, in completo silenzio intorno a noi. Solo il rumore delle onde, il nostro cocktail e un buon libro. I relax più totale: esattamente come pianificato. Almeno nella nostra mente. Poi c’è l’imprevisto: la spiaggia non è così deserta, iniziamo a leggere il libro e accanto a noi un gruppo di ragazzi tira fuori la chitarra e canta a squarciagola. Il vento è più forte del previsto. Dettagli, certo, ma se nella nostra mente pianifichiamo anche quelli generiamo un’aspettativa. E la delusione è dietro l’angolo perché non tutto ciò che accade può dipendere da noi. Quindi, sì all’organizzazione delle gite, delle abitudini da mantenere vive, degli spostamenti. Ma flessibilità in merito ai dettagli. Solitamente sono quelli che ci procurano le esperienze più stimolanti. Quelle che, con ogni probabilità, ricorderemo per molto tempo.
Viaggiare di più
Se il viaggio spaventa, viaggiamo di più. Abituarsi a un’esperienza ci permette di raggiungere un buon livello di serenità. Conosco tante persone che temevano gli aerei: è solo spingendosi a prenderli più spesso che sono riusciti a farli diventare un’esperienza “normale” che non genera più ansia. A pensarci bene è ciò che accade a tutte le nostre abitudini: all’inizio sono faticose, poi diventano parte di noi. Se, quindi, viaggiare ci provoca disagio proviamo a trovare il modo di farlo più spesso. È faticoso per noi viaggiare in auto perché abbiamo paura di perderci? Cominciamo a prendere confidenza con l’esperienza: un paio d’ore in giro, poi una mezza giornata, poi una giornata. Fino a sentirci a nostro agio.
Meditare
La meditazione, e la mindfulness nello specifico, è una buona abitudine da inserire nelle proprie giornate. Aiuta a rilassare mente e corpo e se fatta regolarmente consente di raggiungere un livello di benessere che conquista ogni nostra attività. Non solo, quindi, meditare prima di mettersi in viaggio per raggiungere un equilibrio di pensiero e sensazioni ma farlo sempre in modo da trovare una sorta di ancora a cui appoggiarsi quando occorre. In generale, ed è ormai evidente anche grazie ai numerosi studi scientifici realizzati negli ultimi anni, meditare fa bene alla salute mentale. Nell’epoca in cui viviamo ne abbiamo ancora più bisogno per toglierci dai loop mentali negativi generati, per esempio, dalle notizie che leggiamo e dalle esperienze che ascoltiamo.
Ricordiamoci perché vogliamo viaggiare
Qualche anno fa, nel corso di un’intervista, mi hanno chiesto perché mi piacesse viaggiare. Ricordo con grande gioia quel momento perché è stato un attimo di profonda consapevolezza che sento ancora vivo dentro di me. Io amo viaggiare per osservare le persone. Prima ancora dei luoghi amo nutrirmi di sorrisi, volti, tradizioni, musiche, balli e gesti. Tutto ciò che ruota intorno al mondo di una persona mi affascina. E più sono culture lontane dalla mia più ne sono affascinata. Ogni volta che mi preparo per un viaggio mi trovo a pensare a quali abitudini di altri scoprirò. Chiedersi perché amiamo viaggiare è importante per ritrovare l’entusiasmo e la voglia di partire. Non esiste un perché migliore di un altro: a ognuno il suo.
Creare una routine
Viaggiare è un’esperienza di grande ricchezza ma abbiamo anche bisogno di sentirci al sicuro nella nostra zona di comfort. Un pizzico di casa. Ecco perché può essere utile creare una routine quotidiana durante il soggiorno fuori dalla propria vita abituale partendo da abitudini che ci appartengono. Conosco persone che vanno a correre sempre alla stessa ora anche in vacanza ma sanno nutrirsi dei panorami differenti che vivono. L’abitudine ci tiene ancorati alla nostra realtà, inserita in un nuovo scenario ci consente di essere a nostro agio e di poter cogliere sfumature nuove e stimolanti.
Non credo esista la ricetta magica nemmeno per un buon viaggio. Però credo nella forza di ognuno di noi e nella nostra capacità di trovare la chiave giusta per la porta giusta: quella che ci apre al piacere della scoperta. Con il pizzico di paura che rende tutto più autentico ma senza il terrore che andrebbe a disturbare l’opportunità.